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 IL POTERE DEL SERPENTE

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MessaggioTitolo: IL POTERE DEL SERPENTE   IL POTERE DEL SERPENTE EmptyLun Apr 28, 2014 5:00 pm


Arthur Avalon, Il potere del serpente

Nell'opera Il Potere del Serpente l'autore, Arthur Avalon, traduce dal sanscrito due testi tantrici: il primo è il Shat-Chakra-Nirupana che costituisce il sesto capitolo in 55 versetti dello Shri-Tattva Chintamani, opera del XVI secolo sul rituale tantrico dovuta allo Swami bengalese Purananda; il secondo è il Panduka Panchaka, inno a Shiva in sette versetti, con il commento di Kalicharana.

Oltre all'esposizione ed al commento di tali testi, Avalon nella prima parte del suo libro, elabora una panoramica sullo Yoga Tantrico (1), sia sotto l'aspetto dottrinale che sperimentale.
L'ampia letteratura su tale argomento non sempre è servita a chiarire questa via di realizzazione, anzi, sviluppandone solo alcuni aspetti ed in maniera a volte superficiale, ne ha più spesso travisato l'essenza dando adito ad interpretazioni tanto poco edificanti quanto poco rispondenti alla tradizione.
L'opera di Avalon, supportata da solidi riferimenti tradizionali, costituisce senz'altro uno tra gli strumenti più seri e validi per chi intende conoscere il Tantra.

Le basi teoretiche del Tantra si ritrovano in tempi assai lontani ma spesso l'interpretazione delle fonti è controversa tanto che ciò che per alcuni è da considerarsi l'alba del pensiero tantrico, non sempre lo è anche per altri.
Questo perché sotto la denominazione di "Yoga Tantrico" vengono raccolte svariate forme di tale disciplina come, ad esempio, lo "Hatha Yoga", il "Kundalini Yoga", il "Laya Yoga", o il "Mantra Yoga" (2). In tutte queste varietà di Yoga, nella pratica l'interesse viene posto in una serie di tecniche che operano prevalentemente sul piano fisico quali le asana, il pranayama (3), le purificazioni, le indicazioni igieniche ed alimentari.

Tutto questo non ha comunque come scopo finale la perfezione del corpo sul piano grossolano ma, piuttosto, lo sviluppo delle potenzialità psicofisiche dell'uomo al fine di realizzare la piena espansione della sua coscienza e, quindi, la reintegrazione col Principio.
In alcune Upanishad, e tra queste ricordiamo la Hamsa Up., la Brahma Up., la Dhyanabindu Up., l'Amritananda Up., la Kshurika Up., la Maitri Up., e altre richiamate da Avalon del suo testo, si ritrovano ripetuti cenni a temi propri del Tantra come i quattro stati di coscienza, i quattro gusci, la cavità del cuore, le nadi, il passaggio del prana nel brahmarandhra che conferma l'implicita esistenza della sushumna (4). Vengono citati i chakra con il loro nome, menzionati i suoni (nada) e i loro effetti sul corpo, la simbologia dei Centri, ecc..

In alcuni Purana (5) si tratta più ampiamente dei sei chakra (6) o Fiori di Loto, della kundalini e del suo ridestarsi ed elevarsi lungo sushumna; l'Agni Purana descrive i rituali, le magie, i mantra tantrici.
I Tantra sono una sorta di Purana e formano un insieme di scritture la cui essenza è costituita dal culto della Shakti intesa quale energia manifestante.
Le basi metafisiche di questa disciplina che ne permettono la comprensione sono assai complesse e nel testo se ne sottende in parte la conoscenza. In esso sono dati tuttavia i necessari elementi per la comprensione di alcuni concetti basilari come quello di Coscienza e Non-Coscienza e della loro associazione nello Spirito Incarnato o Jivatma.
Prima della manifestazione dell'Universo vi era solo l'Essere-Coscienza-Beatitudine, cioè Shiva-Shakti, e ciò costituisce l'esperienza totale (Purna).

Ma in questo Uno è implicito un doppio aspetto di una unica Coscienza: l'aspetto trascendente, immutabile (Parasamit) e l'aspetto mutevole e creatore detto Shiva-Shakti Tattva. Nella "creazione" Shakti svolge una azione negativa in quanto nel suo processo di differenziazione si autolimita in una serie di campi finiti dello spazio e del tempo, per poter attuare quel processo di dualismo che porta alla creazione.
Shiva non si modifica nel suo aspetto trascendente ma in quello immanente di Shakti, senza perdere la sua assoluta Unità.
Al sorgere della volontà creativa Shakti palpita come nada, la vibrazione sonora.
A mano a mano che la creazione si dispiega il Principio viene velato dalle forme e denominazioni proprie della concretizzazione nel tempo e nello spazio e la percezione della Realtà diventa sempre più difficile.
Il Tutto si differenzia nelle parti, lo Spirito Eterno si limita nel tempo, l'onniscienza cede il posto alla conoscenza ristretta a cose limitate, la beatitudine e consapevolezza della propria perfezione lasciano il posto alla insoddisfazione e lo Spirito, persa la consapevolezza del Creatore di tutto, agisce con potere circoscritto.
Di questo passo si dispiega la manifestazione, grazie a Shakti, la Potenza di Shiva, dagli elementi più sottili fino alla terra in un processo assai sofisticato che Avalon, con sapiente supporto di citazioni e riferimenti tradizionali e con dovizia di particolari, riesce a precisare nel capitolo "La Coscienza non incarnata".

Per l'uomo tantrico non vi è nulla nell'Universo che non vi sia anche nel corpo umano: l'uomo, nella sua essenza, è Onnipotenza --ossia Shiva-- Pura Coscienza, ma in quanto Mentale e Corpo è una manifestazione della Potenza di Shiva, cioè di Shakti.
Il Tantra ha come scopo il superamento della coscienza individuale frammentata per riattingere la sacra pienezza della Coscienza Unica superando i limiti del profano.
Così, la "sperimentazione del sacro", tema assai diffuso nell'antichità e già in parte ripreso nell'Atharva Veda, diviene per il tantrico una via concreta, quasi "fisiologica" che si organizza attorno ad un corpo di "sostegni", composto da un complesso materiale simbolico tradizionale, da un particolare rituale, da precise tecniche e da una serie di meditazioni che portano alla salvezza, rimanendo in ogni modo una disciplina molto concreta, come lo sono le discipline yoga.

Il risveglio, attraverso opportune tecniche, di Potenze occulte assopite nell'uomo, determina una sua trasmutazione e divinizzazione che lo porta a trascendere la limitatezza della sua forma umana attraverso vari processi di reintegrazione, fino alla finale riunificazione col Principio. Ciò che costituisce assolutamente una cosa straordinaria è che questa perfetta reintegrazione, e quindi la Liberazione completa dell'uomo, può avvenire anche nel corso della sua vita e non dopo la morte.
Shakti, la cui radice shak significa "avere potenza", "essere capace", è, dunque, la Potenza di Shiva che, sotto forma di Forza Vitale risiede nel corpo umano e si colloca nel Muladhar Chakra.
Qui ella rivela la sua presenza sotto forma di Kundalini (7) che giace addormentata, simbolo di una energia allo stato potenziale, in attesa di manifestarsi (…“splende Kundalini dormiente” ) (le citazioni sono tratte dal testo Shat Chakra Nirupana, vv. 10 e 11)
È lei che origina le forme e le differenziazioni (... “Ella è colei che confonde il mondo”) e conserva la vita (...“Ed è Lei che conserva tutti gli esseri del mondo per mezzo dell'inspirazione e dell'espirazione ...”).

Qui, avvolta tre volte e mezzo attorno a Shiva emette “il suo dolce sussurro [che] somiglia al confuso ronzio di sciami di api in amore”: è il suono para che esiste nella indifferenziazione, ossia il suono immanifesto, la causa del suono.
Ella è la sorgente da cui emanano tutti i suoni ("Ella produce melodiosa poesia, e Bandha, ed ogni altro genere di componimento in prosa o in versi, in sequenza o non, in Sanscrito, in Pracrito e in altri linguaggi”).
Opportunamente stimolata kundalini si desta dal suo sonno e intraprende il percorso verso l'alto, lungo sushumna, passando da un chakra all'altro da modalità caratterizzate da aspetti grossolani ad altre sempre più sottili, in un percorso inverso a quello della manifestazione, secondo la regola che ogni cosa viene assorbita da ciò che l'ha generata, fino alla completa reintegrazione al Principio, in sahasrara chakra dove avviene la ri-unione di Shiva con Shakti.


Nikas
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