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| Titolo: DELL’AGENTE UNICO E UNIVERSALE Ven Gen 03, 2014 5:21 pm | |
| DELL’AGENTE UNICO E UNIVERSALE L’Essere Unico è l’intelligenza suprema, non creata, eterna che abbraccia tutto nella sua concezione infinita. Orfeo lo chiamava Lui: Colui che è stato, è e sarà, solo per se stesso, indipendente da ogni altro essere secondario o contingente che non può esistere che per sua volontà. La sua essenza è pura intelligenza. La sua natura puramente spirituale e intelligibile non può essere svelata che dalla ragione o intelligenza e dal senso intimo o coscienza che ogni uomo possiede per volontà del Creatore stesso.
Affinché l’intelligenza pura dell’Essere Unico possa agire in tutte le parti della creazione necessita di un mezzo, un agente unico, infinito con la sua essenza stessa che può definirsi il corpo dell’Essere. Questo agente, in armonia con l’intelligenza infinita alla quale è asservito, deve essere necessariamente di una natura infinita e di una sottigliezza ed elasticità tali da renderlo atto a penetrare tutto senza poter essere fermato, né ostacolato da nulla.
Questo agente non ha bisogno dei sensi comuni attributi limitativi e distintivi dell’essere creato ed essenzialmente limitato: è luce increata, i suoni si producono in lui stesso, non ha necessità di muoversi perché immutabile e inalterabile nel suo riposo eterno, occupa tutto lo spazio senza limiti e per conseguenza non può esservi nulla fuori di lui. Con la sola direzione della volontà agisce simultaneamente su tutta la natura, senza alcuna limitazione.
Questo corpo dell’Essere viene definito il quinto elemento: il primo elemento che comprende in sé la quintessenza di tutti gli altri e dal quale questi sono usciti per la separazione nella creazione. I sacerdoti egiziani nella loro scienza segreta, Talete presso i Greci, Mosè nella Genesi ritenevano che questo primo elemento, quintessenza dei quattro altri (fuoco, aria, acqua, terra), che chiamavano «le grandi acque superiori», componesse un circolo immenso, un oceano senza limiti nel quale fosse contenuta tutta la creazione e da cui questa fosse uscita con la separazione dei quattro elementi.
Mosè separa bene l’intelligenza dell’Essere Unico dalla natura o dal suo agente o corpo, quando dice: «lo spirito dell’essere era portato sulle acque» e quando spiega che la creazione esce dalla separazione di queste acque che sono sotto il firmamento da quelle rimaste al di sopra e che costituiscono il Grande Agente o Corpo dell’Essere.
I Persiani e i Caldei vedevano nel fuoco questo primo elemento, cioè – secondo il nostro modo di pensare – essi vedevano nell’effetto la causa: il fuoco o il calore non è l’elemento della vita, ma il risultato e effetto del gioco della vita che è il perpetuo movimento. Infatti se studiamo nell’uomo i segreti della natura con la legge dell’analogia, osserviamo che nella catalessia e nella letargia, quando la vita si ritira in riserva nelle cavità del cervello, nel plesso solare e negli intestini, sospeso il gioco di essa per la cessazione momentanea della circolazione del sangue nelle nostre vene e del fluido vitale nei nostri nervi, il corpo dell’uomo diventa freddo come un cadavere: il calore ritorna dopo che il gioco della vita viene ristabilito con la doppia circolazione del sangue e del fluido vitale.
I Persiani seguivano la stessa dottrina degli Egizi, ma essi adoravano simultaneamente l’acqua e il fuoco: la prima come l’elemento primitivo e passivo e il secondo come il principio attivo e l’intelligenza divina che ha tutto creato dall’elemento primitivo o dall’acqua. Rappresentavano, perciò, questa unica causa o agente unico non con l’acqua che è il sangue della terra, ma con un’altra raffigurazione: un grande serpente che, mangiandosi la coda, formava un grande cerchio avvolgente in sé tutta la creazione.
L’agente unico o corpo dell’Essere, suo principio passivo, ha ricevuto diversi nomi senza cessare pertanto di essere sempre lo stesso. Si è chiamato natura, che per il filosofo non significa altro che il principio passivo nel quale tutto è creato e si realizza attraverso il principio attivo che è l’intelligenza-volontà suprema. Altri lo hanno definito il cielo, il mondo e in questo senso generale ecco come il sapiente Plinio definisce queste due parole che esprimono la medesima cosa: «Il mondo è quello che noi chiamiamo cielo, il quale, nei suoi vasti contorni, abbraccia gli altri esseri e deve essere riguardato come un Essere immenso, non generato, indistruttibile. Cercare altri esseri fuori di esso è una cosa non solo inutile all’uomo, ma anche al di sopra delle forze del suo spirito; è un essere sacro, immenso, eterno, che racchiude tutto in se stesso; è nel medesimo tempo l’opera della natura e la natura medesima.»
Alla luce degli insegnamenti ermetici dobbiamo osservare, di passata, che Plinio pare confonda nella stessa espressione di cielo e del mondo i due principi: il principio attivo dell’intelligenza-volontà e il principio passivo del grande agente magico che è il mezzo attraverso il quale il primo agisce su tutta la creazione o sulla materia, separando e poi combinando i quattro elementi e moltiplicando indefinitamente le forme con la distruzione o la morte e con la riproduzione o la creazione permanente.
Tutto si trasforma incessantemente nel seno fecondo della natura, la madre celeste, e nulla ricade nel nulla, non essendo la morte stessa che il passaggio a una vita nuova con una nuova forma. Per l’Iniziato la morte significa il passaggio da uno stato di essere ad un altro stato di essere. Osiride rappresenta il primo principio attivo sotto forma del sole all’equinozio di primavera: l’intelligenza-volontà dell’Essere che ogni anno chiama i mondi delle forme ad una rinascita e vita nuova.
Ciò che l’uomo volgare, non iniziato alla scienze ermetiche, chiama la creazione non è che la formazione di una ombra, di un corpo opaco, come un pianeta, con la conglomerazione delle parti più grossolane che occupano lo spazio infinito e per la separazione dei quattro elementi per mezzo del fuoco centrale che li divide secondo i loro gradi di densità. E’ per questo che gli antichi Saggi li figuravano con quattro fasce o zone, ponendo la terra al di sotto, l’acqua al di sopra della terra, l’aria al di sopra dell’acqua e il fuoco centrale sottilizzato era rappresentato al di sopra di tutti, come raggiungente l’agente unico e ritornandovi a fondersi dopo aver operato il suo lavoro di separazione.
Il fuoco-artista, posto al centro, era rappresentato da Vulcano e il fuoco superiore confondendosi con il fuoco-etere, l’Azoth o Giove, era posto al di sopra, come l’alfa e l’omega, il principio e la fine della operazione dell’Essere nella creazione. Tutti gli esseri contingenti che popolano lo spazio infinito formano come una catena senza fine di cui tutti gli anelli si allacciano tra loro per gradi.
Così nella terra vivono i vermi, primi operai della distruzione, che attaccandosi alle parti in putrefazione e in decomposizione, lavorano a ricondurle a nuova vita, con l’assorbimento e la digestione. Nell’acqua vivono quelle miriadi di pesci diversi che vi operano un lavoro analogo e impediscono a questo elemento di corrompersi; poi vengono a loro volta a servire di cibo all’uomo. Sulla terra vivono innumerevoli animali, in mezzo ai quali troneggia il re della creazione, l’uomo, chiamato a comandare tutti, a farsi servire da essi e a nutrirsi coi frutti della terra, come della carne di tutti gli animali che popolano l’acqua, la terra e l’aria. Sulla terra e nell’aria vivono gli uccelli chiamati a purificare questo elemento con un lavoro analogo, distruggendo quelle miriadi d’insetti infinitamente piccoli di cui la grande moltiplicazione corromperebbe l’aria e produrrebbe quelle pesti, quelle malattie contagiose che renderebbero la terra inabitabile. Così, a lato della creazione eterna, incessante si trova, come un aiuto e un complemento necessario, la distruzione uguale che prepara gli elementi della riproduzione eterna: il principio attivo e quello passivo, da considerarsi però non divisi ma racchiusi nell’Essere Unico. L’uomo è particella dell’Essere e come tale possiede gli stessi attributi di creazione-distruzione in sé e fuori di sé: esso, pertanto, come l’Ermetismo insegna, non deve pensare l’Essere fuori di sé come il mistico religioso, ma avere la coscienza dell’Essere in sé e sentirsi in unità con lo stesso Principio UNIVERSALE. Nikas | |
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